Perl_arte: Maria Giovanna Zanella

Maria Giovanna Zanella alle Gallerie di Palazzo Thiene a Vicenza

dal 2 settembre al 29 ottobre 2023

La mostra di Perl_arte è stata curata da Matteo Sormani, Art-Preview e da Roberta Amanda Hawkins Beltrame.



PHOTOGALLERY

Palazzo Thiene

lo spazio dedicato alla mostra

uno scatto dell'inaugurazione


* MARIA GIOVANNA ZANELLA

Maria Giovanna è una pittrice e scultrice nata a Schio nel 1991. Nel 2012 si iscrive all’Accademia di belle arti di Venezia, dove consegue nel 2017 il diploma di II livello con indirizzo pittura. 

Tra il 2022 e il 2023 partecipa al programma di residenza di Viafarini a Milano e collabora continuativamente ai progetti di Dolomiti Contemporanee. Espone in varie mostre in Italia e all’estero: tra queste la personale Mucho Muchachos alla Traffic gallery di Bergamo e il progetto Venice time case a cura di Luca massimo Barbero che ha visto varie tappe tra cui Milano alla galleria Tommaso Calabro, Parigi  alla Galerie italiane e Roma alla galleria Monitor. Lavora tra Venezia e Milano dove è co-fondatrice di C4zzo Sp4zzio e Caso studio.

Se deve scriversi da sola una Bio dice che fin da bambina lotta per costruire un mondo migliore dove essere nudi e mostrare la pancia.

L’opera di Maria Giovanna Zanella ha una matrice viscerale, antipositivista e fisiologica. Attraverso la gestualità della pennellata la materia pittorica percorre la superficie come pelle morbida e palpitante. Il mondo che prende vita coinvolge sentimenti e persone a cui l’immaginario più diffuso nella società e nei media non concede la propria attenzione: esseri corpulenti, teneri e pelosi, amanti reali, sensibili e appassionati che dichiarano la propria necessità di esistere attraverso la più intensa e diretta prossimità. La “sexistence” per citare il filosofo francese Jean Luc Nancy è l’atto d’incontro per eccellenza, dove la penetrazione reciproca e la coincidenza dei corpi restituiscono un rapporto onesto con l’alterità. la “corporealtà” sempre secondo Nancy è la peculiarità (nudità) dell’esistenza, il luogo del suo accadere, l’apertura, la spaziatura, l’articolazione, l’effrazione, l’iscrizione del senso.

Il soggetto fisionomico scompare. La dittatura dei lineamenti viene sostituita dalla centralità dell’ombelico inteso come punto di unione per eccellenza, collegamento atavico con la madre e fulcro visivo, centro simbolico ed ermafrodita sospeso tra la testa e i genitali, carnale e spirituale allo stesso tempo. Le mani, altro tema ricorrente sono estremità sensibile e confine ultimo del tocco; sono presenti nelle opere pittoriche come nelle sculture in terracotta smaltata e suonano, come l’unico Dio a cui Nietzsche potesse credere deve danzare.